Troppo spesso si notano, in testi anche apparentemente seri e scritti da personaggi autorevoli, errori e svarioni anche notevoli dovuti al fatto che si sono riprese acriticamente notizie riportate da autori precedenti, senza prendersi la briga di controllarle.
Siamo dell´avviso che un tale approccio sia radicalmente errato e che un ricercatore serio, il cui scopo sia di giungere a una rappresentazione completa e acritica dei fatti, non possa prescindere dall´effettuare ricerche sulle fonti di prima mano, ovvero consultando documenti originali conservati negli archivi e intervistando reduci che hanno preso parte agli avvenimenti narrati, per entrambe le parti coinvolte nel conflitto preso in considerazione.
Secondo noi, infatti, la storia militare si può approssimare a una scienza esatta, dove i parametri che regolano l´approssimazione sono da individuarsi nella quantità di fonti di prima mano disponibili e nel numero di reduci intervistati, la cui testimonianza serve sia a chiarire punti lasciati insoluti da un´eventuale scarsità delle fonti scritte sia ad avere parametri di giudizio utili a valutare gli avvenimenti stessi in modo spesso al di fuori dell´"ufficialità" delle fonti scritte.
Essenziale è poi il confronto fra le fonti delle parti avverse: solo così si può giungere a una ricostruzione completa dei fatti, con la presa in considerazione degli stessi fatti visti sotto due angolazioni differenti e contrapposte. Ciò porta molto spesso a riconsiderare fatti anche già molto noti, a volte ciò darà luogo a delusioni e altre volte a rivalutazioni dell´operato di una qualche persona o unità, in ogni caso è essenziale per la ricostruzione obiettiva degli avvenimenti. Nel caso poi, piuttosto frequente, di non coincidenza delle fonti lo storico si limiterà a riportarle ambedue, lasciando al lettore, o ad altra parte del lavoro storico, l´interpretazione di tali divergenze.